giovedì 27 ottobre 2011

100esima fatica

Quando ho pubblicato lo scorso post mi sono resa conto che era il numero 99. Dopo aver passato 5 minuti buoni a chiedermi come avessi fatto a non rendermi conto di averne scritti così tanti, ho deciso che per il numero 100 avrei dovuto assolutamente trovare un argomento gioioso, o perlomeno non in stile suicidio come quelli con cui vi allieto ultimamente.
Ma a volte non serve scervellarsi troppo. A volte le occasioni vengono servite su un piatto d'argento.
E allora oggi ho ricevuto un pacco tramite corriere. Dentro c'erano una rivista e una confezione regalo.
Sulla rivista è pubblicato un mio racconto, con il quale avevo partecipato a un concorso indetto tempo fa. Siamo stati premiati in 5 e io mi sono classificata quarta. Nella confezione c'era una penna molto elegante, il premio per la mia "fatica".
Che dire, l'emozione di vedere il tuo nome stampato sopra un fiume di parole che - non sai bene come - hai scritto tu... è qualcosa che lascia sempre un po' senza fiato. Ci voleva. Ci voleva per farmi tornare a credere in quello che faccio, in quello che scrivo... in quello che sono.
E niente, ho pensato che non ci fosse occasione migliore per festeggiare con voi, che siete davvero davvero preziosi. :-)




Se poi vorrete a furor di popolo leggere il racconto per intero, può essere che mi venga l'ispirazione di pubblicarlo anche qui... ;-)

martedì 25 ottobre 2011

Stai bene?

"Hai gli occhi cerchiati"
"Hai una faccia che non mi piace"
"Ma hai dormito abbastanza?"
"Stai bene?"

No. Non sto bene. Non è un buon periodo. Ho gli occhi cerchiati perché ultimamente piango tanto, soprattutto prima di dormire. E leggo fino a notte fonda, per cercare delle risposte che non trovo. Poi dormo male, e la mattina non mi vorrei mai alzare. Al pomeriggio corro come una pazza da un alunno all'altro, finisco sempre più tardi, e mentre spiego ricaccio indietro le lacrime. E sorrido tanto, tantissimo. Per camuffare la tristezza. E perché se chi incontro sta come me, allora ha bisogno di un sorriso. Spero che passi presto, ma credo di aver perso il mio equilibrio. Ho paura, un po'.

Ma tutto questo non lo posso dire. Non lo voglio dire. Perché sono orgogliosa, e perché se già sto male io non ho intenzione di far preoccupare anche gli altri.
Allora lo dico a voi, che tanto la mia faccia non la vedete.


Questa la dedico a me, e anche a voi.

mercoledì 19 ottobre 2011

Facebook ci porterà alla follia, io ve lo dico.

Oggi per esempio potrei dirvi che la sindrome premestruale è passata e mi è tornato il buonumore. Che devo stirare e pulire casa ma lo faccio col sorriso. Però no, perché vi annoierei a morte. E poi ho delle considerazioni da fare che stanno da giorni sulla punta delle mie dita, indi non posso più aspettare.

Questo è un post che contiene molta acidità, ve lo dico. Quindi se cercate la Imperfect dolce e cucciolosa vi rimando al post precedente. Non muovetevi da lì. :-D

Il titolo potrebbe essere fuorviante. Non odio Facebook, sono regolarmente iscritta. In realtà, anni fa sostenevo che non l'avrei mai fatto, ma poi, come spesso succede in questi casi, ho ceduto. C'è gente (stronza) che mi ha tacciato di incoerenza per questo... ma forse solo perché le rodeva il chiulo visto che, iscrivendomi, ho potuto scovare sputtanamenti a raffica che altrimenti non avrei mai scoperto. E adesso soffre di un disturbo tipico dell'era dei social network e vuole avere la massima visibilità, tanto che se io scrivo su una bacheca di un amico lei deve scrivere subito sopra (e più o meno le stesse cose). Epperò questa è un'altra storia, e non merita nemmeno di esser raccontata. ;-)

Ciò che in realtà volevo dire è: ma è normale che il marito, che vive sotto lo stesso tetto della moglie, le scriva in bacheca, un giorno sì e l'altro pure, "ti amoooooooooooo, sei stupendaaaaaaaaaaaa" e sotto ci si possa trovare pure il "mi piace" della suocera?! (ORRORE degli ORRORI)
È normale che la neogravida riempia la sua pagina di robe del tipo "ho delle mega voglie a tutte le oreee" o "sono troppo troppo troppo felice e amo da morire il tuo papà" (seguito dal tag del suddetto sperminator), e quando poi partorisce tappezzi la bacheca delle foto del (rugoso) pargolo, sotto le quali TUTTI - pena l'etichetta di insensibili cronici - devono scrivere smelensate stile "ma è un ammmoreee", "bellissimissimoooo, tutto mamma e papà", "che coccoloso, puccipucciciripipì"? E poi si legge l'immancabile commento della suocera: "è stupendooo il mio tesorooo".
Cioé, MA DAI. Ci rendiamo conto?!? Questa (presunta) stupidità felicità stratosferica, questo (presunto) amore eterno, sbattuti in faccia al popolo facebookkiano... per quale motivo?! Non ve lo potete dire sotto il tetto coniugale?!?
Io ringrazio il cielo che il maritino aborrisce i social network e un po' la tecnologia in generale, così non essendo lui iscritto evito di cadere in certe smelensate agghiaccianti. :-D
Oh, il messaggio carino saltuarimente ci sta, per carità, ma strombazzare i sentimenti in certi modi mi sa tanto di autocelebrazione pubblica. Un po' come quella di chi si gloria ogni giorno dei suoi prodigi: "ho organizzato una festa strepitosa, sono proprio una PR", "la mia cena era megagalattica", "come faccio le puzzette io nessuno". :-D Cose così, insomma.
E non mancano pure sorelle/fratelli che condividono la camera (e forse anche il computer) che intrattengono fitte conversazioni pubbliche scrivendo in realtà gomito a gomito: roba che probabilmente non si parlano per giorni per poter poi dare libero sfogo ai loro cazzi pubblicamente.
Per non parlare delle bimbeminchia appena saltate fuori dal seggiolone che si fotografano in pose plastiche con labbroni protesi stile pornodiva, e magari sono pure delle cesse paura. E poi sotto tutti a scrivere "ma che favolaaa!!!". -.-'

Mah, a me 'ste cose fanno pensare. Non è che ci stiamo tutti ammattendo?!? Mi ci metto dentro anch'io eh, per carità, che magari senza accorgermene uso Faccialibro come una rincoglionita scriteriata.

Voi che mi dite, blogger-amiche?

giovedì 13 ottobre 2011

12 ottobre

Potrei parlarvi del fatto che oggi mi sono svegliata di cattivo umore e sono rimasta impelagata in pensieri poco felici per tutto il giorno.
Potrei raccontarvi il mio pessimo sogno di stanotte e le solite mosse della stronza che mi fanno imbufalire.
Ma anche no.
Perché quando sto così mi sto sulle palle da sola e non voglio star sulle palle anche agli altri.


 
Quindi vi parlerò di quello che vuol dire per me il 12 ottobre. Non c'è niente di meglio di farsi cullare dai ricordi, a volte.
Il 12 ottobre del 2003 era una tiepida e soleggiata domenica. Non era un giorno qualsiasi: una mia cara amica faceva il suo ingresso in convento e tutti noi, suoi compagni di adolescenza, l'accompagnavamo. C'era gioia per lei e allo stesso tempo malinconia, perché sapevamo che non l'avremmo più vista molto spesso, perché la scelta che stava facendo era così difficile e forse troppo grande.
Il maritino all'epoca era un bel 24enne scanzonato, che da qualche mese era tornato libero e attirava le attenzioni di molte fanciulle. Faceva parte del nostro gruppo oratoriale e suonava la chitarra, ma era più grande e quindi non c'era ancora molta confidenza fra noi.
Quel giorno, prima della partenza, gli mostrai con orgoglio la mia patente presa da due settimane.
Quel giorno sentii più volte il suo sguardo che si posava su di me.
Quel giorno facemmo forse per la prima volta un discorso serio.
Quel giorno qualcosa ha iniziato a cambiare fra di noi, ci siamo guardati con occhi diversi.
E' stato lui stesso a dirmelo, mesi dopo. Non è certo uno che ha memoria per le date, ma quella se la ricordava.
Quel giorno è stato l'inizio del nostro amore.

Ricordo che nel viaggio di ritono dal convento ero in macchina con altri tre amici e cantavamo a squarciagola le canzoni degli 883. Il mio cuore aveva iniziato a volare.
Ah, una dei tre amici era la stronza. A quei tempi non era ancora stronza, ovviamente.

lunedì 10 ottobre 2011

Brandelli di felicità

A volte, dopo aver passato una bella giornata, quando il maritino dorme ed è ormai praticamente notte, sento che arriva la malinconia. Insieme ai pensieri non esattamente felici, a qualche preoccupazione, a domande senza risposta.
Come oggi. Ma siccome non voglio che spuntino le lacrime (anche perché domani sarà un luuunga giornata e non ho proprio voglia di alzarmi con il mal di testa e gli occhi da rana psicopatica), ho pensato di ovviare a questo mood molto poco esilarante concentrandomi sulle piccole cose che in questo periodo - in frazioni di attimi - mi hanno concesso brandelli di pura felicità.

Lui che mi abbraccia e mi dice "grazie" dopo aver trovato pronta una torta da condividere con gli amici.
La mattina col cielo blu intenso, il sole che splende dopo una notte di temporale.
Le frasi simpatiche di un alunno che adoro.
I baci di mamma B. quando vede delle ombre nel mio sguardo.
Lui che mi prende fra le braccia e mi stringe forte, la sensazione che non ci sia nulla di meglio del NOI.
La voce di mio padre che ride al telefono quando sente la mia.
Mia madre che vede la mia macchina e dice: "Che bella sorpresa".
Il mio cuginetto che mi sorprende in bagno mentre faccio pipì e non se ne vuole andare, perché "devo chiederti una cosa. Lo spingi tu se hai voglia il mio passeggino?".
Un libro che mi piace da morire e mi tiene sveglia la notte.
Gli sms di mio fratello.
Leggere i vostri messaggi sul questo blog.

Ok, mi sento meglio. :-)

giovedì 6 ottobre 2011

Io (non) sono strana

Ci sono quelle situazioni in cui un po' devi avere la faccia di tola (o di c--o, come preferite), però tutto sommato la tiri fuori, perché tanto non ci perdi niente.
Premessa n° 1: io sono una di quelle persone che stanno spesso nel loro, che non si mettono a chiacchierare con gli sconosciuti, che non amano attaccare bottone per il gusto di conoscere qualcuno di nuovo.
Epperò ogni tanto mi stupisco di me stessa. Faccio cose che, anche ripensandoci dopo anni, mi chiedo come mi sia venuto in mente di fare.
Premessa n° 2: io amo la matematica. Ebbene sì, sono una letterata con la passione per i numeri. Tant'è vero che ora come ora faccio più ripetizioni di matematica che di italiano o latino. I numeri mi divertono. Risolvo esercizi come se fossero passatempi: una roba tipo sudoku.

Fatto sta che anni fa, di ritorno dall'università, me ne stavo seduta nella sala d'attesa della stazione dei treni in attesa della coincidenza. C'era tempo, ma non avevo voglia di studiare. Né sarei riuscita a concentrarmi, visto che c'era un sacco di gente e tutti parlavano. Ad un certo punto, mi sono soffermata sulla voce di una ragazza al telefono. Parlava con la sua alunna di ripetioni, che le stava dettando un problema che non riusciva a fare. Poi si sono salutate e la tipa si è messa a raccontare la cosa all'amica seduta a fianco, tutta impanicata perché il problema le sembrava difficile e non sapeva risolverlo nemmeno lei. Allora, così per gioco, mi sono segnata i dati mentre loro ne discutevano. Ho trovato la soluzione. La ragazza invece era sempre più agitata e ripeteva: "Cosa dico adesso a sta qua?!". E insomma, mi sono alzata, sono andata verso di lei e le ho detto: " Ciao, scusami ma ti ho sentito parlare del problema, se vuoi io l'ho risolto, così, visto che non sapevo cosa fare". Lei mi ha guardato basita. Eccerto, c'è pieno di gente che quando non sa cosa fare risolve problemi di geometria altrui. Gliel'ho spiegato e poi me ne sono andata tutta di corsa dalla sala d'attesa, come se il mio treno arrivasse a minuti (ma mancava almeno un quarto d'ora), mentre lei mi ringraziava tra il sollevato e l'incredulo. Sentivo - ma forse era paranoia - che anche il resto delle persone presenti mi stavano guardando stralunate.
Mi sa che quando si parla di gente strana che s'incontra sui mezzi di trasporto o nelle stazioni qualcuno cita me!! :-D

Cioé, ma dai: ancora adesso mi chiedo come ho trovato il coraggio! ;-)