domenica 11 agosto 2013

Pantaloncini fucsia e circondarsi di amici

Ieri mi sono svegliata male. Ma proprio molto male, a metà tra la voglia di piangere fino allo sfinimento e quella di urlare e distruggere tutto. Dopo un attimo di inquietudine, ho fatto un paio di conti (sì, non me lo segno mai) e ho scoperto di essere in piena sindrome pre-mestruale. Quindi tutto sotto controllo: diamo la colpa agli ormoni e siamo a posto. Però qualche stratagemma per superare la crisi bisogna pur trovarlo, e allora ieri il mio è stato quello riassunto nel titolo: comprarmi un paio di pantaloncini fucsia e chiamare a raccolta gli amici che più mi fa piacere vedere. 
Partiamo dall'acquisto: alla modica cifra di 5 euro al mercato, mi sono presa questi shorts (molto short) fucsia; ne avevo già un paio dello stesso modello, solo beige, colore che il Maritino adora. Io un tempo lo odiavo, ma adesso ci ho fatto l'abitudine e mi piace anche . Il mio colore preferito però resta il fucsia, che al Maritino non entusiasma per nulla. L'ho scoperto non molto tempo fa, tra l'altro, rimanendoci abbastanza male visto che invece io ho vari vestiti di quel colore. Uno dei miei problemi è che spesso cerco più di accontentare gli altri che me stessa, e infatti da quando lui mi ha detto cosa pensava del fucsia non ho più preso un vestito di quella tonalità. Ieri, invece, dopo averne praticamente acquistato un paio blu, ho cambiato idea e l'ho sostituito con uno fucsia fiammante. E ho deciso che me ne sarei fregata di quello che poteva pensare il Maritino, ma anche chiunque altro. A me quegli shorts piacciono un sacco, anche se sono corti e se all'inizio avevo detto che li avrei portati solo al mare perché forse per una mamma non sono il top. Poi ho pensato che peso 2 kg in meno di quando sono rimasta incinta, dimostro meno dei miei anni e - soprattutto - ho il diritto di fare quello che mi pare fino a che non va a ledere la libertà altrui. Quindi, con un bel fan***o mentale a chi poteva pensarla diversamente, me ne sono tornata a casa con i miei bei pantaloncini e li ho subito messi. Quando il Maritino è tornato, mi ha chiesto se erano nuovi e io gli ho risposto di sì, senza aggiungere la classica domanda: "Ti piacciono?". Tanto sapevo che la risposta sarebbe stata un "ni" di sufficienza, quindi perché chiedere? A me sono piaciuti e me li sono presa, punto. A lui piacciono i marroni/beige/verde marcio/grigi che io non ho mai sopportato, ma a forza di vederglieli addosso ho allargato gli orizzonti. Lo farà anche lui, se no PAZIENZA. 
Questo primo passo del "faccio quello che voglio" già mi ha fatto stare un po' meglio, quindi sono passata al secondo. Ho sentito un paio di amici per passare un po' di tempo al lago insieme, ovviamente dopo il pisolo del pupo, e mi sono rintronata di chiacchiere. In più, ho invitato per il caffè del dopocena una coppia che adoro, ovvero i genitori del mio alunno più "longevo" che anche se hanno una quindicina d'anni in più di noi ormai sono amici con la A. Davvero, lei mi ha visto entrare e uscire da casa sua 3/4 volte a settimana per anni, perciò è una delle pochissime persone a cui basta guardarmi in faccia per capire se sono stanca/triste/preoccupata, a volte mi sembra che mi conosca meglio di mia madre. Abbiamo un carattere similissimo e la stimo come persona, come madre e come donna. Quindi chi meglio di lei per una serata di chiacchiere?
Non è che la s.p.m. sia passata eh, però perlomeno ho evitato di scassare tutto il giorno il Maritino, cosa che capita quando siamo soli e lui diventa il para-fulmine per le mie tempeste ormonali!

PS: questo post mi è nato dopo aver letto Mammadisera e il suo Acida, con annessa "richiesta di aiuto"... se avete altri metodi per sconfiggere la s.p.m. sono ben accetti! :-D

domenica 4 agosto 2013

Fatica è...

Fatica è voler portare fuori il pupo ma sapere già che non starà fermo un attimo, e tanto meno starà nel passeggino.
Fatica è voler stare in giardino col pupo e sapere che cercherà di mangiarsi sassi/foglie/terra e forse anche di peggio.
Fatica è uscire e vederlo fare capricci fuori misura perché vuole raccattare mozziconi di sigaretta e magnarseli tutti.
Fatica è sapere che se vedi un'amica lui non ti lascerà fare un discorso per intero e lei non si alzerà dal tavolo per tenertelo mentre tu giri come una trottola cercando di impedirgli di suicidarsi.
Fatica è cucinare con 30 gradi e lui in braccio perché solo lì vuole stare. E non mangiare, perché la fatica spazza anche la fame.
Fatica è sapere che anche se qualcuno lo tiene un po' con sé durante una serata in compagnia, quando gli scatterà l'ira funesta e vorrà andarsene/mangiare schifezze/urlare toccherà a te tenerlo a bada.
Fatica è avere voglia di un gelato e non mangiarlo perché se il pupo ti vede se lo magna tutto lui.
Fatica è voler dare il meglio con lui, parlargli, spiegargli tutto, giocare, ma sentirsi impotente di fronte ai suoi capricci immotivati.
Fatica è dover prenotare le ferie in ritardo come al solito e cercare i preventivi migliori stando al computer che emana calore da morire per ore.
Fatica è leggere sul computer con i caratteri rimpiccioliti perché il pupo l'ha sbattuto in terra rompendo i cristalli della parte destra dello schermo.
Fatica è cercare di dare il meglio con alunni sfaticati e disinteressati.
Fatica è lavare i pavimenti dei balconi il sabato sera, perché di giorno fa caldo/c'è il pupo che non ti lascia far nulla/devi lavorare.
Fatica è pensare a settembre e a quel che sarà, al nido, al cambio delle abitudini, dormire male e a volte piangere di nascosto quando tutti dormono.

Sono stanca.